Cadaveri e scienza
Cadaveri cercasi per far progredire la scienza e trovare armi per debellare le malattie del secolo come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer diretta conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Se le donazioni di organi sono in lieve crescita non così per la messa a disposizione del proprio corpo a fini scientifici. Mentre in Olanda si faceva sensibilizzazione addirittura con manifesti in Italia la possibilità di decidere di donarsi, una volta morti, alla scienza, è poco nota.
La conseguenza è che, scarseggiando i cadaveri, i medici italiani sono meno competenti dei colleghi stranieri per i quali invece la dissezione anatomica è routine. Un paradosso se si pensa che proprio in Italia fin dai tempi di Carlo V, giungevano studenti in medicina da tutta Europa per perfezionarsi nella pratica delle dissezioni alle università di Padova, Bologna, Ferrara.
La questione impatta senz’altro con la bioetica. La fattispecie dal punto di vista giuridico fa capo ad un regio decreto che consente la messa a disposizione di cadaveri a fini scientifici di persone la cui salma non viene reclamata dai congiunti. E’ consentita inoltre la facoltà di ogni individuo di disporre la donazione del proprio corpo a fini scientifici. Ma nel primo caso ci si chiede se ciò risponda a canoni bioetici.
L'importanza della dissezione dei cadaveri è stata riconosciuta dalla Chiesa cattolica già alcuni secoli fa, come dimostra l'ampiezza della sala settoria, decisamente all'avanguardia, che venne costruita presso l'Ospedale Sacro Cuore nel 1861.
Non è l’unico riferimento storico. Si ricordano le esperienze di Giambattista Morgagni, considerato il fondatore dell'anatomia patologica nella sua forma contemporanea, e quella di Lancisi o dell'altro grande anatomo patologo, Stenone, che si collocano tutte tra il XVII e il XVIII secolo. Da citare la celebre Lezione di Anatomia del dottor Tulp di Rembrandt la costruzione nel 1594 del primo teatro anatomico stabile, secondo il modello architettonico dell’anfiteatro che doveva permettere agli studenti seduti sulle gradinate in posizione elevata di osservare con attenzione le manovre del professore.
Più inquietante il racconto sul ruolo dei “massari”, studenti molto esperti scelti dai propri compagni con il compito di procurare corpi anche con la compravendita di cadaveri da famiglie povere o con furti di salme. Pratiche che indussero Francesco di Sales, studente allora 23enne di giurisprudenza e di teologia dell’Università di Padova, a esprimere la volontà, credendosi in punto di morte per epidemia, di cedere espressamente il proprio corpo alla scienza. La scienza esalta il valore della dissezione anatomica. In particolare l’analisi del cervello contribuisce alla ricerca su Parkinson e Alzheimer. Un cadavere può essere utilizzato più volte per varie indagini. "Un corpo – spiega Giancarlo Umani Ronchi, professore già a capo per circa vent’anni dell’obitorio di Roma e membro del Comitato Nazionale di Bioetica – può essere congelato e poi ricongelato. Possono essere utilizzate anche singole parti del corpo”. Diponbili per la scienza potrebbero essere anche i corpi persone decedute negli anni Sessanta, delle quali nessuno ha effettuato il riconoscimento” “conservate” all’obitorio capitolino.
Punto di riferimento in materia il Laboratorio per lo Studio del Cadavere di Torino. Il laboratorio accoglie i cadaveri donati a scopo di studio scientifico, organizza le sedute di studio dirette a specializzandi di discipline chirurgiche, promuove l'informazione sulla donazione del cadavere attraverso convegni, incontri, mezzi di informazione e riceve le adesioni di coloro che hanno espresso tale volontà.
L'attività del Laboratorio è stata segnalata nel parere del Comitato Nazionale per la Bioetica circa la "Donazione del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca" approvato il 19 aprile 2013 e pubblicato il 20 maggio 2013
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